
Perché un amministratore delegato come Enrico Cucchiani, di solida esperienza italiana e internazionale, si è dimesso dal suo incarico in Intesa Sanpaolo?
Sui motivi di questa scelta si sono già fatte alcune considerazioni, ma forse l’argomento merita di essere approfondito.
Certo, non c’è niente di male se una società “brucia” il suo amministratore delegato: ad esempio, può aver peggiorato i conti, e quindi un allontanamento è del tutto comprensibile.
I conti di Intesa Sanpaolo, però, non sono peggiorati rispetto a due anni fa, quando Cucchiani fu chiamato a ricoprire il suo incarico, anzi sono migliorati.
Certo, un motivo molto banale è che l’ad abbia fatto qualcosa che non piaceva ai suoi azionisti.
Pare essere questo il caso, ma occorrerebbe sapere cosa esattamente.
Una delle ipotesi che sono state fatte dai giornali è che l’ad avesse svolto delle trattative non autorizzate per trovare nuovi soci e rafforzare per questa via il capitale sociale.
Se fosse vero, questo sarebbe un peccato tutto sommato veniale ma forse gli attuali azionisti – leggi soprattutto le fondazioni Cariplo e Compagnia di San Paolo – non gradivano nuovi soci che avrebbero sconvolto l’attuale assetto azionario ed erano molto sensibili sul tema.
Fin qui stiamo però parlando soltanto di supposizioni, non c’è alcuna dichiarazione formale da parte di alcuno. Soltanto illazioni sui giornali.
Su altre ipotesi esistono invece delle tracce più che concrete.
Certo non per il fatto che siano concrete esse sono necessariamente vere, ma esistono.
Ad esempio, esiste una dichiarazione fatta dal nuovo ad, Carlo Messina, subito dopo il suo insediamento, sul fatto che Intesa Sanpaolo non è interessata ad acquisire Commerzbank.
Bisogna dire che parecchie banche in questi ultimi mesi hanno detto di no, con precise riposte date ai giornalisti, all’acquisizione della banca tedesca, che evidentemente i suoi azionisti, tra cui lo stato tedesco con il suo 17 per cento, stanno cercando di piazzare: Bnp Paribas, Santander e Unicredit.
Tuttavia, per quanto potere potesse avere l’ad di Intesa, l’ipotesi di acquisire (o fondersi con) Commerzbank, ciò non avrebbe mai potuto tramutarsi in fatti senza l’autorizzazione degli azionisti.
Un processo lungo e complesso che avrebbe richiesto mesi.
Sarebbe bastato dire un no secco a Cucchiani e tutto sarebbe finito.
Esiste però un’altra circostanza fattuale che è emersa subito dopo le dimissioni di Cucchiani e che porta su un’altra traccia: il nuovo ad Carlo Messina, alla sua prima dichiarazione, ha detto che la Carlo Tassara sarebbe stata rifinanziata.
Evidentemente questa materia poteva costituire un motivo di contrasto fra ad e azionisti.
Un ad, per sua natura e costituzione, poco propenso a finanziare il cosiddetto capitalismo “relazionale” dopo che la banca ha già bruciato molti soldi per sostenere la società di Romain Zaleski, e azionisti invece a proprio agio in questa materia.
Del resto Tassara è il primo azionista di Mittel, la finanziaria di partecipazioni molto cara a Giovanni Bazoli, attuale presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo.
L’ultima traccia ce la fornisce il comunicato stampa diramato da Intesa Sanpaolo all’indomani della’uscita: “Enrico Tommaso Cucchiani ha lasciato ieri la carica di Consigliere Delegato e Ceo, dopo aver conseguito i risultati attesi in una fase di perdurante criticità sistemica, alla luce della necessità per la Banca – nel contesto economico attuale e prospettico – di un maggior grado di incidenza sulle dinamiche operative aziendali e di raccordo delle azioni strategiche e gestionali, al fine di accelerare l'effettiva realizzazione delle potenzialità del gruppo.
Nella nota la banca aggiunge che l'istituto «ha reputato che, in coerenza con tale necessità, il profilo ottimale per l'assunzione delle funzioni di Consigliere Delegato e CEO fosse quello di Carlo Messina, Direttore Generale Vicario della Banca”.
La frase “un maggior grado di incidenza sulle dinamiche operative aziendali e di raccordo delle azioni strategiche e gestionali” indica chiaramente una scontentezza degli azionisti riguardo alla gestione pratica della banca.
Voci del genere si erano già sparse alcuni mesi fa, quando già si era parlato di sostituzione di Cucchiani.
In particolare, giravano voci secondo cui Cucchiani non comunicasse bene con la dirigenza di secondo livello.
Sempre secondo dicerie varie, i manager erano abituati a un maggiore “presenza” operativa dell’ex ceo, Corrado Paasera.
Lo stile di comando di Cucchiani sarebbe stato invece diverso e più propenso a “lasciare soli” i manager salvo poi giudicarli sui risultati.
Si tratta naturalmente solo di un gioco di supposizioni, alcune vere o parzialmente vere, altre false.
Non c’è dubbio però che è su queste che va ricercata la ragione delle dimissioni.
Nessuno, comunque, potrà mai scrivere la vera storia delle dimissioni di Cucchiani.
Non per ora, almeno.